Hanno massacrato
la scuola e la sanità pubblica creando grossi vantaggi a quella privata; hanno
disastrato il lavoro livellandolo a “merce” (tanto che la Cassazione ha legittimato il licenziamento da parte dell’azienda per
incrementare i profitti…ormai a livello di materie
prime!) e non hanno speso un soldo per le politiche giovanili o per sviluppare
lavori nuovi che potessero creare speranza e futuro per i giovani, però hanno
trovato venti miliardi di euro per “salvare i nostri risparmi”!
Le banche
perdono soldi in investimenti folli, danno denaro a aziende “protette” che non
si preoccupano di restituirlo, i loro dirigenti rubano a piene
mani o, pur in bancarotta e “salvata da noi”, si mantengono stipendi d’oro e benefit faraonici e chi governa “si preoccupa dei nostri risparmi
obbligandoci a tirare fuori ancora soldi per difendere i pochi rimasti dopo il
disastro fatto di chi li amministrava”! E chi li amministrava che fine
fanno o faranno? Ma se la Marcegaglia deve soldi al MPS perché non le vengono
sequestrati i beni personali? Perché alla famiglia De Benedetti, nel caso di
MPS, o famiglia Zonin, nel caso della Banca Popolare di Vicenza, non viene
tolto ogni loro avere, escluso il necessario per vivere dignitosamente? Perché
è sempre la solita tiritera del “loro”
rubano, il “governo” li aiuta, nel
senso “a rubare”, noi “paghiamo”, ufficialmente per difendere
i nostri risparmi e realisticamente per coprire i loro furti continuati? Non ho
mai capito perché ai cittadini vengono chiesti sacrifici per far fronte ai
difficili momenti e chi comanda o dirige (e prima rubato!) mai annuncia tagli
al loro dovuto? Perché mai una volta un governo, per quanto ladro, non riesce a
dare un segnale “furbo” ai cittadini e cioè di imporre a sé stesso, agli eletti
dal popolo, ai dirigenti pubblici e ai funzionari bancari una riduzione dei
propri stipendi o indennità indegnamente percepite, come normalmente dovrebbe
essere fatto in situazioni del genere? Le banche licenziano il personale in
esubero, ma i loro dirigenti non rinunciano ad un solo centesimo del loro
stipendio, per cui è legittimo credere che più che una ristrutturazione si
tratti della salvaguardia dei privilegi di pochi.
Fino ad un mese
fa pareva il paese del bengodi e i soldi si trovavano ad ogni angolo, adesso è
un correre a mettere le mani avanti e sono curioso di leggere o
ascoltare come riusciranno per l’ennesima volta a convincere gli italiani che è
una “sfortunata contingenza” e non
ingordigia di pochi e incapacità governativa! Per carità, dare tutte le colpe a
Renzi sarebbe ingiusto oltre che volere ostinatamente tenere la testa dentro la
sabbia, ma è certo che ha dato un ottimo contributo al disastro del Paese, che
lo continua a dare con il suo governo fantasma-Gentiloni e l’ha fatto con la
scellerata follia di verificare la sua forza utilizzando un referendum che è
stato solo un inutile e pesantissimo costo per il Paese. Non contenti di tutto
ciò, chi ha perso il 4 di dicembre continua imperterrito a fare danni con il
contributo suicida di una buona fetta di cittadini. Una cosa dignitosa, dopo
l’evidente sconfitta, sarebbe stata una svolta nel senso indicato dalla
maggioranza dei cittadini e mi chiedo che senso ha avuto il referendum se
ancora Orfini è presidente del Pd e Gentiloni, che già di suo è clone di Renzi,
ha praticamente confermato il peggio del suo predecessore, sia come uomini che
politiche.
Con questa
premessa è difficile fare gli auguri per un 2017 migliore, ma siccome è
necessario non abbandonare mai la speranza, auguro solo, per il bene del nostro
Paese, che gli italiani si convincano che fino a quando non tornerà al centro
della politica il lavoro, la scuola e la sanità non credo che ci potrà essere
un futuro degno di tale nome per tutti.
Per chi governa,
e anche per i cittadini che li votano per farli governare, riporto ciò che
scriveva L. Gallino, il nostro grande sociologo, e che ho sempre davanti a me come monito:
"...chi pensa di rendere permanente, quale elemento naturale della nuova economia al tempo stesso globalizzante e localizzante, un tasso elevato di lavori in vario modo classificabili come insicuri perché temporanei, precari, non competitivi, dovrebbe riflettere sul fatto che il senso di insicurezza per il proprio destino individuale e familiare, unito al tasso di angoscia collettiva che ne deriva, è stato il motore di alcuni dei più violenti movimenti sociali della storia, di sinistra come di destra".
"...chi pensa di rendere permanente, quale elemento naturale della nuova economia al tempo stesso globalizzante e localizzante, un tasso elevato di lavori in vario modo classificabili come insicuri perché temporanei, precari, non competitivi, dovrebbe riflettere sul fatto che il senso di insicurezza per il proprio destino individuale e familiare, unito al tasso di angoscia collettiva che ne deriva, è stato il motore di alcuni dei più violenti movimenti sociali della storia, di sinistra come di destra".
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