domenica 27 maggio 2012

L'uomo che sognava fare auto

Nel post, Marchionne e l'overdose di diritti, si scriveva: "L'Italia ha bisogno di lavoro e della Fiat, allora non sarebbe il caso che facesse un master (Marchionne!) presso la Volkswagen, magari avendo come tutor Winterkon, amministratore delegato della casa tedesca? Oppure, considerato che gli costerebbe meno di un terzo di ciò che ha guadagnato, gli converrebbe pagarlo con i suoi soldi, raggiungendo cinque obiettivi: crescita della Fiat, qualità del prodotto, relazioni industriali serie, niente più scioperi, operai felici". E' vero che rinuncerebbe ad una bella fetta di denaro non meritato, ma avrebbe la certezza di continuare a prenderlo per anni, considerato che la Volkswagen sa fare veramente le auto! Lui potrebbe dedicarsi ai suoi intrallazzi finanziari sul modello mordi e fuggi.
Considerato che a Torino ci sono circa 900 aziende della filiera auto, tecnicamente e produttivamente valide e ben attrezzate, seppur in parte molto piccole e considerato che hanno un capitale di conoscenza enorme, sarebbe interessante capire quale strategia vincente passi attraverso la testa dell'italo-canadese per decidere di "mollare tutto" e di solcare l'oceano. Detroit, il centro della Fiat di Marchionne, il Paese delle Meraviglie del futuro dell'auto, la terra promessa del lavoro senza Fiom e senza il peso dell'articolo 18. Un Paese "dove si può lavorare" e dove i diritti di chi lavora pensa di poterli gestire direttamente, senza dover per forza, e ogni volta, confrontarsi con un "sindacato ostile", arroccato a vecchie e anacronistiche richieste e che crede ancora che sia giusto tutelare gli interessi dei lavoratori. Un sindacato talmente retrogrado che è ancora convinto che il futuro del lavoro veda ancora gli operai titolari di diritti. Il manager delle "terre da sfruttare" sia produttivamente che ad uso ricatto, sembra che voglia lasciare l'Italia e con il benestare del Governo, che non vede niente di male che un'impresa privata cerchi la collocazione migliore per fare profitti. Se questo Governo fosse "tecnicamente" capace di creare lavoro sostitutivo la cosa non preoccuperebbe, ma almeno fino ad oggi ha fatto qualunque cosa al di fuori di creare posti di lavoro.POi, forse è distratto, si sta parlando di Fiat e non della ferramente Rossi.
Qualcuno potrebbe pensare che questo blog sia ostile a Marchionne, per cui ci preme evidenziare che è vero, ma solo per ciò che rappresenta: manager opportunista; abile in manovre finanziarie; incapace di "creare", basti guardare i risultati delle vendite Fiat; felicemente arrogante, quindi incapace di tessere relazioni industriali serie ed equilibrate. Un manager che conosce gli azionisti ma non i lavoratori e per il quale non esiste la nazione, ma le terre dove arricchirsi facilmente...e questo è il suo modo di concepire " quale Italia vogliamo"! Il manager che per la prima volta nella storia è riuscito nell'impresa di "spedire tutti i dipendenti di Mirafiori in cassa integrazione". Insomma un manager tipico di chi antepone l'economia di carta a quella reale, che pretende di scaricare sui lavoratori le sue incapacità. L'importante è distribuire ai soci...gli operai, infondo, si ritengano fortunati di lavorare, seppure a singhiozzo!
Ma ritorniamo al capitale  delle aziende che compongono la filiera dell'auto a Torino. La Fiat sta pensando di lasciare e la Volkswagen avrebbe fatto un incontro con trenta di esse per valutare possibili accordi di fornitura. La Fiat scappa e la casa tedesca "raccatta" e forse ringrazia per il ben di Dio tecnico che gli viene lasciato. La Fiat varca l'oceano e la Volkswagen solo le Alpi...quando si dice del senso pratico dei tedeschi! Questi si sono meravigliati dell'alto valore tecnico trovato a Torino e il nostro manager ritiene Detroit il nuovo far west.  Giorgetto Giuggiaro, che lasciò Fiat  nel 2010 in aperta polemica con le sue politiche industriali e offrendo la sua prestigiosa firma ai tedeschi, sta facendo conoscere il tessuto imprenditoriale torinese, che ha veramente "pochi eguali al mondo", alla casa tedesca, che sembrerebbe ampliare notevolmente il suo interesse, tanto da ventilarsi l'ipotesi di creare uno stabilimento nel nostro Paese. 
Come mai per Volkswagen non sussistono problemi se c'è l'articolo 18 o se esiste la Fiom? Anzi "proprio in questi giorni il gruppo ha deciso di portare anche in Italia il modello tedesco di co-gestione che valorizza il ruolo dei sindacati, coinvolgendoli direttamente nelle scelte strategiche dell'azienda". Un progetto già iniziato coi mille dipendenti della rete distributiva della casa tedesca. Il problema fondamentale è che Volkswagen sa costruire auto, sa che vuol dire  avere operai tecnicamente preparati, responsabilizzati nelle proprie funzioni e fidelizzati agli obiettivi dell'azienda; crede nel suo lavoro e lo dimostra con i suoi investimenti nella ricerca di nuovi modelli, circa 20 miliardi di euro.Loro investono e Fiat promette! Ci crede e lo dimostra quando chiama il sindacato ad una co-gestione responsabilizzata verso le strategie aziendali, quando ritiene un dovere premiare i lavoratori per i risultati conseguiti...lo scorso anno sono stati distribuiti 7.500 euro per lavoratore e non ha conosciuto un'ora di sciopero!. Tutti devono offrire il massimo impegno, ma ad ognuno viene ripagato tale sacrificio. Tutti si sentono parte di un progetto e non automi che timbrano e lavorano, avendo cura di lasciare a casa il cervello. Quello che Volkswagen fa è frutto "di scelte lungimiranti [...] e di un rapporto virtuoso con le forze lavoro". E' grazie a tutto questo se dalla metà degli anni '90, quando vendeva la stessa quantità di auto di Fiat, è arrivata al primo  posto delle vendite (4 volte quelle della casa torinese), se produce utili spaventosi e se cresce a ritmi che per Fiat sono solo sogni.
Questo blog non ama Marchionne ma ama la Fiat, anche se all'Italia è costata tanti soldi, anche se i suoi problemi li ha fatti sempre pagare a tutti noi. Infondo era un po' del nostro orgoglio nel mondo; vi lavoravano e vi lavorano migliaia di lavoratori. Forse un po' matrigna...ma, infondo, anche un po' madre! 
Vede, caro Marchionne, se al suo arrivederci facesse seguito l'arrivo dei tedeschi e se i lavoratori e le aziende della filiera auto trovassero un altro interlocutore, ci dispiacerebbe per un pezzo di storia che è in tutti noi e che ci tradisce, ma non sarebbe difficile abituarci ad auto migliori e ad un produttore più serio. D'altronde dobbiamo farcene una ragione, lei non è mai stato in grado di fare auto...in effetti l'Alfa Romeo l'ha rivalutata solo a seguito dell'interesse di Volkswagen, altrimenti sarebbe stato un marchio inutile e quindi cedibile!










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